sabato 8 gennaio 2011

La leggenda di Farsif e del grande terremoto

Era Farsif un nano deforma, giullare di corte, canzonava e insultava i sovrani e non v’era sant’uomo in cui non trovasse motivo di scherno. Non aveva parole proibite, e non vi era chi si offendesse, ma il motteggiato rideva come tutti gli ascoltatori. Nessuno poteva offendersi con Farsif, perché il suo aspetto suscitava insieme tanta pietà e insieme tanta ilarità che Thabil l’avesse punito prima della nascita per ogni cosa che avrebbe detto in vita. Farsif era stimato e ben voluto, e si arricchiva insultando i potenti. Un giorno si ammalò gravemente e mandò a chiamare Ippocrate di drago Fiorito, il più gran medico vivente a quei tempi. Le sue cure erano costose, ma infallibili. Farsif era ricco e non badò a spese. Ippocrate era all’altezza della sua fama, guarì Farsif con tanta efficacia che non solo gli tolse la malattia per cui era stato chiamato, ma anche quelle croniche che lo avevano reso gobbo e deforme. Fu così che Farsif divenne semplicemente un brutto nano (umano nano); ora che la sua deformità era sparita restava solo la bruttezza e il suo aspetto era solo antipatico, non più patetico. Farsif comprese subito che da quel momento non avrebbe più potuto dire quel che volesse, ma che anzi, avrebbe dovuto fare estrema attenzione a quel che diceva. La sua carriera di giullare era finita. Da quel momento prese a stare solo il più possibile, evitando chiunque potesse sentire il desiderio di vendicarsi di qualche offesa, ma ovunque andasse c’era chi lo riconosceva e lo insultava o malmenava. Cadde nella più nera disperazione: ripensava alla sua vita passata e si chiedeva se fosse possibile non aver lasciato alcun ricordo positivo di sé. Più se lo chiedeva più si rendeva conto che la risposta era no. Un giorno, guardando dalla finestra, riconobbe in un mendicante per strada, uno studioso che aveva fatto screditare con i suoi motteggi. Lo chiamò e lo fece entrare in casa, lo sfamò, lo vestì e si offerse di fare qualsiasi cosa per farsi perdonare il passato. Lo studioso gli disse: ” Se vuoi fare qualcosa per me, aiutami a convincere la gente di quel andavo dicendo prima che tu, non credendomi, convincessi gli altri a non credere. Aiutami a persuadere i Caledoni a mettersi in salvo, perché davvero tra pochi mesi, un terremoto distruggerà la nostra città”. Farsif credette alle parole di un povero vecchio che non aveva nulla da guadagnare a predire disastri. Prese a bussare a ogni porta, avvertendo tutti i cittadini del pericolo imminente. L’incredulità, i motteggi e le percosse non lo dissuasero, continuò a gridare a tutti di stare attenti, che il terremoto era prossimo. Quando si sentirono le prime scosse, già forti abbastanza da spaccare case e strade, non si unì a chi fuggiva, ma corse in un tempio e pregò perché la gente si salvasse. Mossi da pietà gli dei decretarono che si sarebbe salvata ogni abitazione in cui abitasse almeno un Caledone che aveva creduto al nano. Molte case in legno dei quartieri più poveri si salvarono, ma solo 7 edifici in pietra furono risparmiati. Passato il terremoto, il nano fu trovato morto nel pantheon, dove era corso a pregare e che si era salvato dalla distruzione.

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